Ci sono voluti 20 anni ma l’Islanda ha raggiunto ottimi risultati nella lotta delle dipendenze da droghe ed alcol in età adolescenziale. Grazie ad un piano avviato nel 1992, basato sul lavoro dello psicologo statunitense Harvey Milkman, la percentuale di giovani, compresa tra i 15 e i 16 anni che abusa di alcol è scesa dal 48% al 5% negli ultimi quindici anni, ed anche i fumatori di sigarette sono calati drasticamente: dal 23% al 3%. Un calo che ha portato i giovani dell’isola a diventare i più salutisti d’Europa.
Ma il percorso è stato lungo e complesso. Ottenere un simile risultato è stato possibile solo grazie ad interventi drastici e persistenti: coprifuoco, una crescente collaborazione tra istituti scolastici e genitori, introduzione di divieti e la creazione di attività extrascolastiche che coinvolgessero gli adolescenti a tempo pieno.
La tesi dello psicologo statunitense Harvey Milkman metteva in relazione il consumo di droghe e alcol e la predisposizione allo stress di alcune persone, cosi nel 1991, Milkman venne inviato in Islanda per diffondere i suoi studi. La sua idea colpì gli islandesi, che gli chiesero di iniziare un progetto con i giovani isolani. Dopo un primo tentativo di successo, il governo introdusse lo Youth in Iceland: un programma nazionale di recupero che coinvolgeva direttamente genitori e scuole.
Queste furono le modifiche “chiave” del programma:
- vennero eliminate le pubblicità di sigarette e bevande alcoliche
- i minori di 18 anni non potevano più comprare sigarette
- chi non aveva 20 anni non poteva acquistare alcol
- venne introdotto un coprifuoco agli adolescenti tra i 13 e i 16 anni che prevedeva rientro a casa alle 10 di sera in inverno e mezzanotte d’estate
L’obiettivo principale del programma era far passare ai ragazzi più tempo possibile in casa, anteponendo la quantità alla qualità delle ore trascorse in compagnia dei familiari.
Il programma Youth in Iceland, visto il suo successo, si è poi evoluto in Youth in Europe, ma il programma è stato attivato solo in alcune piccole città di 17 paesi europei, come ad esempio Tarragona, in Spagna. Ma per il resto, molti paesi hanno declinato la proposta islandese per alcuni punti del suo programma, come ad esempio i costi di mantenimento del progetto, mentre altri hanno affermato di non essere d’accordo sulla ferrea disciplina a cui sarebbero stati “costretti” i giovani.
Quel che è certo è che in Islanda il programma ha funzionato e si è rivelato vincente: la collaborazione tra cittadini e Stato ha dato i suoi frutti.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/
Articolo di Manuela Camporaso
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