Non si può negare che, negli ultimi decenni, la miniaturizzazione dei dispositivi elettronici ha fatto passi da gigante. Questi dispositivi, anche conosciuti come dispositivi indossabili, possono talvolta rivelarsi degli ottimi strumenti per il monitoraggio dello stato di salute di una persona, anche se da un altro punto di vista, è sempre stato molto difficile trovare dei metodi per ricaricarli comodamente.

Ora, un gruppo di scienziati della Tokyo University of Science, capeggiati dal ricercatore Isao Shitanda, sta sviluppando e testando, con successo, delle celle a biocarburante, indossabili, che generano energia elettrica dal sudore di chi le indossa. Nello studio più recente, pubblicato sul ”Journal of Power Sources”, mostrano come le celle a biocombustibile, che si possono applicare sulla pelle del braccio con degli stickers o bende speciali, siano in grado utilizzare una sostanza chimica che si trova nel sudore (l’acido lattico o lattato) per generare energia sufficiente a far funzionare un biosensore e farlo comunicare in modalità wireless con dispositivi come smartphone e computer. Questo nuovo campo di ricerca sta spalancando le porte ad una molteplicità di possibilità sugli usi ”tecnologici” dei fluidi corporei.

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