Nei pressi di Monte Galletto, in Lunigiana, pochi giorni fa, il signor Paolo Pigorini stava arando il suo campo insieme al padre Walter, quando ha improvvisamente notato un sasso strano, mai visto prima, “a forma di fungo”. Paolo decide di rimuoverlo dalla terra e portarlo a casa, e mentre lo lava e lo pulisce, nota inciso un volto e decide di chiedere ai conoscenti, con una serie di passaparola, se sapevano di cosa si trattasse. Il suo messaggio continua a viaggiare finché arriva alla persona giusta: Angelo Ghiretti, direttore del Museo delle Statue Stele, che ha riconosciuto l’opera come autentica, un reperto storico di eccezionale bellezza e rarità, una testa stele di circa 5000 anni fa, appartenente all’età del rame.
Le statue stele rientrano nella categoria di manufatti pre-protostorici europei che risalgono ad un periodo che va dal III al VI secolo a.C. e, in Italia, sono tipiche della zona della Lunigiana, Liguria, Sardegna e Puglia. Le statue rappresentano di solito personaggi maschili o femminili stilizzati che indossano armi o gioielli. Fino ad oggi se ne conoscono in tutto 80 esemplari. La funzione di queste antiche creazioni è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi: le opinioni più accreditate individuano in queste statue la rappresentazione di divinità o di antenati eroizzati, e i luoghi di rinvenimento suggeriscono che i monumenti erano sempre collocati in aree sacre, o in una sorta di santuari all’aperto, al di fuori di centri abitati.

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