SALUTE MENTALE – La Musica Come Terapia: Nuove Scoperte sulla Sincronizzazione Neurale

Sia che si tratti di Bach, Beethoven o Mozart, è ampiamente risaputo che la musica classica può influenzare l’umore di una persona. Per confermare questa teoria gli scienziati stanno utilizzando nuovi metodi per misurare le onde cerebrali tramite tecniche di *Neuroimaging, per mostrare esattamente in che modo la musica classica influisce positivamente sul cervello. I risultati potrebbero portare alla scoperta di nuovi metodi che utilizzano la musica come trattamento per attivare e stimolare il cervello nelle persone che soffrono di depressione e che non rispondono ad altri trattamenti.

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*Il neuroimaging (o imaging cerebrale) è un insieme di tecniche scientifiche utilizzate per visualizzare e analizzare la struttura e la funzione del cervello. Queste tecniche forniscono immagini dettagliate del cervello e sono fondamentali per comprendere come funzionano le diverse aree cerebrali e come possono essere influenzate da vari stimoli, come la musica o le malattie neurologiche.

Una ricerca recente ha sottoposto una decina di pazienti depressi ad un esperimento per osservare come la musica classica avrebbe influito sulla stimolazione cerebrale e lo stato emotivo. Ai pazienti sono stati impiantati degli elettrodi, che hanno collegato due aree del cervello coinvolte nell’elaborazione delle emozioni. In questo modo i ricercatori hanno scoperto che la musica aveva un effetto antidepressivo grazie alla sincronizzazione delle oscillazioni neurali che avvenivano tra la corteccia uditiva, che gestisce le informazioni sensoriali, e il circuito NAc (Nucleo Accumbens), parte del cervello coinvolta nell’elaborazione delle esperienze piacevoli e nella motivazione, cruciale nell’elaborazione delle emozioni.

Nell’esperimento i pazienti sono stati divisi in due gruppi: uno con alto e l’altro con basso apprezzamento del genere musicale selezionato. I risultati hanno mostrato che i pazienti con alto apprezzamento sperimentavano una sincronizzazione neurale più significativa e benefici maggiori, mentre quelli con basso apprezzamento riportavano risultati inferiori.

I ricercatori hanno utilizzato brani di musica classica poco familiari per evitare pregiudizi derivanti dall’esperienza personale. Tra i risultati si è notato che la musica che includeva note con frequenza theta riusciva ad apportare benessere anche nei pazienti con basso apprezzamento del genere. Questa scoperta potrebbe permettere di creare trattamenti di musicoterapia personalizzati, ottimizzando così i risultati terapeutici.

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