Qualche anno fa un’azienda ha trovato un metodo per trasformare i rifiuti alimentari in materiali per stampa 3D, con cui produrre tessuti e oggetti di arredamento, come ad esempio lampade da tavolo, porta incensi, portariviste, portachiavi, orologi e fermalibri. I rifiuti alimentari utilizzati sono principalmente composti da scarti dei limoni e arance provenienti da Napoli, Amalfi e le isole vicine, e da fondi di caffè raccolti nei bar di Milano.

Il materiale di stampa brevettato dalla startup si chiama “ReKrill”. Grandi aziende come la San Pellegrino e Four Seasons lo stanno già utilizzando. Ogni chilogrammo di ReKrill equivale ad un chilogrammo di emissioni di carbonio in meno.
La missione di Krill è quella di ridurre i rifiuti che finiscono in discarica, e lo fa anche collaborando con organizzazioni no-profit, allo scopo di trovare strategie efficaci per la raccolta dei rifiuti alimentari cittadini, da destinare a progetti di riciclaggio sostenibili.

Marco Di Maio, direttore delle operazioni di Krill, rivolgendosi alla stampa internazionale, ha descritto ampiamente tutti i benefici della produzione di questo materiale, aggiungendo: “Se per errore, uno dei nostri prodotti finisce nell’oceano, è biodegradabile e non produce microplastiche”.
Se vuoi segnalare una bella notizia scrivici a:
ilgiornaledellebellenotizie@gmail.com
Clicca sul pollice per connetterti su Facebook





