BOLLATE – Un Ristorante all’Interno del Carcere: La Cucina Gourmet dei Detenuti

Si chiama InGalera il progetto di ristorazione nato nell’istituto
di pena milanese: in cucina lavorano i carcerati del penitenziario.

www.ingalera.it

InGalera, ovvero un ristorante all’interno del carcere: è l’idea nata nell’istituto di pena di Bollate, in provincia di Milano, per riabilitare i detenuti in cerca di riscatto. La prigione più gourmet d’Italia ha lanciato questo locale aperto a tutti sia a mezzogiorno che alla sera, dove si possono assaporare piatti di cucina sociale, realizzati con i prodotti coltivati negli orti curati dai reclusi. La possibilità di lavoro attraverso il cibo: è questa la missione del progetto.

Immagini pietanze: Google Reviews

Fondato da Silvia Polleri e gestito dalla cooperativa ABC Catering www.cateringabc.it, in cui lavorano regolarmente assunti i detenuti del carcere, InGalera offre ai reclusi un percorso di formazione professionale e responsabilizzazione e la possibilità di riappropriarsi o apprendere la cultura del lavoro. Oltre che pranzi e cene, il ristorante fornisce catering ad aziende, pubbliche amministrazioni, università, associazioni e privati in occasione di convegni, matrimoni, battesimi e compleanni.

Silvia Polleri – la fondatrice

Ribattezzato il ristorante del carcere più stellato d’Italia, InGalera ha tutti cuochi e camerieri detenuti seguiti da uno chef e un maître professionisti. Un’operazione simile a quella di Idee in fuga ad Alessandria. Non solo: in collaborazione con Coldiretti, la Onlus ha una serie di progetti per favorire il reinserimento anche nel comparto agricolo e nelle filiere agroalimentari. Dagli orti la collaborazione passerà direttamente all’interno delle imprese.

Il ristorante  è un esempio non solo di reinserimento lavorativo ma di alta formazione professionale e continua ad essere uno dei tasselli di collegamento con la comunità esterna. Il lavoro è fondamentale non è solamente un impegno di tempo, ma anche una assunzione di responsabilità. Rappresenta anche una prevenzione sui rischi di disagio, si parla molto di rischio di suicidio, di autolesionismo, un tema che dobbiamo affrontare. Il lavoro continua a essere fondamentale come strumento di prevenzione”.

– spiega Giorgio Leggieri, il direttore del carcere di Bollate –

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