L’arte dei burattini napoletani, teatrini di posa con fantocci di cenci e legno, nasce intorno al XVI secolo con il nome di guarattelle, derivato da guarattino, ovvero burattino. Questi spettacoli sono un’antica tradizione che prende vita ogni anno a Napoli e nel resto della Campania, specialmente durante il periodo natalizio, per il divertimento di bambini e adulti. Tra i tanti personaggi rappresentati solitamente spicca “Pulcinella”, icona indiscussa di Napoli, chiamata anche “la città di Pulcinella”. Nonostante questa machera sia spesso data in pasto al folklore, insegna di pizzerie e ristoranti di quartiere, la storia della maschera napoletana di Pulcinella è intrisa di fascino e significati.

Ci sono diverse leggende sull’ambiguo e probabilmente doppio personaggio di Pucinella: la storia popolare vuole che nasca proprio ad Acerra come contadino, un certo Puccio d’Aniello chiamato “Pulecenella”, altre leggende lo vogliono invece nato dal Vesuvio. Il personaggio ha preso storicamente vita nella Commedia dell’Arte intorno alla seconda metà del 1500 grazie all’attore Silvio Fiorillo, anche se le sue origini risalgono addirittura alle Atellane romane.

LA DIFFUSIONE DEI BURATTINI
Solo a partire dalla fine del XVIII secolo in Italia si cominciano ad avere notizie della diffusione del teatro dei burattini. Fin dal Cinquecento, la presenza dei burattini è testimoniata nelle piazze e nei mercati, a fianco degli altri mestieri (più o meno leciti), sia come spettacolo autonomo sia come accompagnamento di ciarlatani e venditori ambulanti. Nasce in questo periodo un importante ciclo drammaturgico del Teatro dei Burattini in Italia: i burattinai assumono infatti molti caratteri, maschere e scenari dai loro “vicini di banco”, i Commedianti all’Improvviso. Anzi, da allora, il termine più diffuso (a fianco di capoccielli, fracurradi, fantoccini, magatelli, ecc.) diventa quello di “burattino”, tratto dall’omonimo e celebre zanni della Commedia dell’Arte.
Con la maschera di Pulcinella comincia la carriera fulminante e duratura dei burattinai cinque-seicenteschi. Verso la fine del ‘700 si ha un’importante evoluzione: si sono ritrovati, infatti, documenti che testimoniano il consolidamento del genere e la nascita di vere e proprie compagnie di giro e stanziali. Dalle semplici farse, si passa a rappresentazioni drammatiche o melodrammatiche.
L’affermazione del teatro dei burattini avviene subito dopo la rivoluzione francese e la nascita del teatro giacobino, se fino alla fine del Settecento i personaggi erano principalmente gli stessi della Commedia dell’Arte, dopo la rivoluzione francese e nei territori interessati dalle campagne napoleoniche si vietò l’uso delle vecchie maschere assimilabili all’ancien regime, si imposero così un nuovo genere di personaggi di gusto popolare, paesani zotici e ignoranti all’apparenza ma in realtà dotati di una intelligenza pratica e di un senso della giustizia: Fagiolino in Emilia, Guignol nel Lionese, Kasper in Baviera e Svevia, Fasoulis in Grecia.

Nel XIX secolo i burattini diventano un fenomeno comune nelle piazze delle città, diventando un’attrazione in grado di coinvolgere un gran numero di persone; molti personaggi, nati come burattini, diventano in Italia maschere regionali: si pensi a Sandrone di Modena, Fagiolino a Bologna, Meneghino a Milano. Ma prosegue anche il fenomeno inverso dei burattini che riproducono maschere della commedia dell’arte, a partire da Arlecchino e Pulcinella.
Fonte: https://viaggiart.com/tradizioni/155362/le-guarattelle-napoletane-larte-dei-burattini-napoletani.html
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_dei_burattini
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