Essere donna significa ancora, e senza alcun dubbio, rientrare in una categoria fortemente discriminata. Ma lo sappiamo tutti, si tratta di una discriminazione tanto possente e profonda, quanto nascosta. Si tratta una violenza invisibile le cui radici, ormai eccessivamente nodose, sono incastrate dentro tutti i livelli dello spazio e del tempo. Si tratta di un vero e proprio inferno a parte, la discriminazione femminile, una pandemia di ignoranza che infetta tutte le culture e le comunità del mondo. Essere donna ti espone ad una discriminazione che è addirittura più forte di quella del colore della pelle. Perché in fondo si tratta di razzismo dell’anima. È come se lo spirito fosse violentato in un angolo buio del cuore, un luogo freddo che tutti sanno che esiste ma di cui nessuno parla, una violenza che tutti osservano ma ad ‘’occhi chiusi’’.

Perché se il nemico delle donne si nasconde nel maschilismo, vi è un nemico ancora più forte: le donne stesse. Ci sono donne che scelgono di competere ogni giorno contro le altre per cose effimere e assurde, o, ancora peggio, ci sono le donne pericolose, coloro che accettano relazioni per convenienza, sapendo che un uomo le amerà solo se si mostrano ‘’incapaci, indifese e sciocchine’’. Lo sappiamo che le donne non sono incapaci, né indifese, e sciocchine proprio per niente. Perché ‘’tutte’’ le donne nascono forti per natura, non solo portando nel mondo una forza creatrice rinnovata e avanzata ma sapienza, determinazione, coraggio e compassione. Chi si finge sciocca o incapace, in fondo lo fa solo in cambio di un po’ di comodità, e senza rendersene conto, sta facendo vincere secoli di storia ”sbagliata” in nome di una violenza subdola, silenziosa e manipolatrice, che continua a colpire ogni giorno, nei piccoli e grandi episodi di vita quotidiana.

Non siate furbe, siate oneste. Accettate le vostre innate abilità creatrici e guaritrici, prendetevene la responsabilità, lottate come potete nelle vostre piccole realtà, contro tutto ciò che non è amore.
E guidate il mondo, com’è giusto che sia.

Testo di: Manuela Camporaso

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