MinD Mad in Design – A Torino La Salute Mentale Incontra La Creatività

DESIGN E SALUTE MENTALE
Testo a cura di Raffaella Ronchetta

A Torino l’esperienza di MinD Mad in Design:
possibili sinergie tra cultura creativa e salute mentale per andare oltre l’emergenza Covid

Il design può avere un ruolo importante nel trattamento del disagio psichico grazie all’utilizzo di pratiche partecipative e di co-design che coinvolgono gli utenti nel processo di progettazione. MinD Mad in Design agisce su diversi fronti per favorire pratiche di inclusione sociale e l’abbattimento dello stigma della malattia mentale, attraverso l’idea del “fare insieme”, come strumento acceleratore di relazioni e di benessere.
www.madindesign.com

La pandemia ha fatto emergere la questione della salute mentale come priorità per il benessere della società. Numeri e dati recenti raccontano un incremento significativo del numero delle persone con fragilità mentale a causa dell’isolamento, della marginalizzazione e della discriminazione. Secondo un articolo Ansa del 5 ottobre sono 84 milioni, cioè 1 su 6, le persone che soffrono di disturbi della mente in Europa, e 84.000 quelle che ogni anno muoiono per malattie mentali o suicidio. Numeri destinati ad aumentare. Le patologie psicologiche o psichiatriche riguardano, direttamente o indirettamente, ogni famiglia italiana. Si stima infatti che 1 italiano su 4 soffra di sintomi depressivi.

NUOVE STRATEGIE
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Servono dunque nuove strategie per ripensare i tradizionali processi di riabilitazione e inclusione sociale, che beneficino anche di strumenti e modalità digitali di collaborazione e comunicazione. Nel solco di queste riflessioni si inserisce il lavoro dell’associazione MinD Mad in Design, nata a Torino nel 2014 da un’idea degli architetti Giulia Mezzalama e Sandra Poletto, e della psicologa Elena Varini, con l’intento di creare progetti creativi, multidisciplinari e inclusivi in risposta a situazioni di disagio ed emarginazione nell’ambito della fragilità mentale. I dati recentemente diffusi dall’OMS sottolineano come la pandemia corrente rischi di scatenare “un massiccio aumento dei casi di malattia mentale nei prossimi mesi”. I rapporti indicano già un aumento dei sintomi della depressione e dell’ansia in numerosi Paesi: in Italia si stimano nei prossimi mesi fino a 150.000 casi di depressione in più. Ecco perché, sottolinea l’OMS, “coloro che investono nella salute mentale ne raccoglieranno i frutti”.

Negli ultimi mesi, MinD Mad in Design ha perciò agito su diversi fronti per favorire pratiche di inclusione sociale e l’abbattimento dello stigma della malattia mentale, attraverso l’idea del “fare insieme”, come strumento acceleratore di relazioni e di benessere.

La mostra e il docufilm

A dicembre 2020 è stato presentato il progetto HUMAN SHAPES. Elementi di fragilità in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia: un docu-film del regista Marco Da Re realizzato con il contributo di studenti universitari e pazienti e una mostra fotografica on line, visibile sul sito humanshapes.it. Nella mostra, una serie di ritratti realizzati da Elisa Burzio, mostrano soggetti privati del loro spazio quotidiano: scatti che uniformano gli individui e li rendono forme umane dalle stesse fragilità. Il docu-film esplora invece il valore della fragilità attraverso tre soggetti anonimi che si aprono e raccontano abitudini e riti della quotidianità. Human Shapes è un lavoro inclusivo realizzato da Marco Da Re in collaborazione con pazienti psichiatrici, operatori e volontari che gravitano attorno MinD: un elogio alla ritualità, al prendersi cura e alla delicatezza condivisa.

Il workshop MinD 2020
Prendersi cura”

Nel corso del 2020, si è tenuta la sesta edizione del workshop MinDPrendersi cura”, che ha coinvolto circa 40 studenti delle università italiane, 7 designer professionisti e utenti seguiti dai servizi di salute mentale. Il workshop si è svolto in modalità digitale ed è incentrato sulla correlazione tra la cura di sé e dell’ambiente che ci circonda, sensibilizzando un approccio al progetto dei luoghi che abbia più cura delle persone fragili. I protagonisti del workshop sono universitari, utenti dei servizi di salute mentale, educatori e infermieri, suddivisi in gruppi di progettazione guidati da designer professionisti. L’obiettivo è stato valorizzare le capacità inespresse o latenti dei giovani pazienti che, nel corso della loro vita, si sono avvicinati al mondo della creatività̀ e della cultura del progetto, offrendo al tempo stesso nuove modalità̀ per il reinserimento sociale e professionale delle persone seguite dai servizi di salute mentale.

Troppo spesso ancora l’immagine associata al paziente psichiatrico è quella di una persona trascurata e a tratti dismorfica, in questa edizione 2020 del workshop, MinD ha voluto suggerire una riflessione sul significato del rapporto tra la cura di sé e dell’ambiente che ci circonda, sensibilizzando a un approccio al progetto dei luoghi che abbia più cura delle persone fragili, in un tentativo di rieducare lo sguardo di chi guarda alla disabilità attraverso i filtri del pregiudizio e dello stereotipo.

Il 3 dicembre gli esiti del progetto sono stati presentati da MinD Mad in Design durante il webinar “Salute mentale e co-design. Approcci, strumenti ed esperienze oltre l’emergenza Covid”.

Obiettivi del workshop MinD 2020
Prendersi cura”

Si possono abbattere posizioni di marginalità̀ e pregiudizio attraverso attività̀ creative in digitale anche in un periodo di chiusura e isolamento? Riflessioni doverose, nate in questo 2020 funestato dalle conseguenze del Covid e che l’Associazione MinD ha colto come un’opportunità̀ per ripensare ad alcune strategie di breve, medio e lungo termine sul rapporto tra discipline creative e salute mentale, che includano anche l’utilizzo del digitale. La pandemia ha accentuato i fenomeni legati al digital divide, esasperando le situazioni di isolamento e marginalità. Gli utenti che hanno preso parte al workshop sono stati coinvolti con nuove e diverse modalità, per favorire la loro partecipazione alle attività̀ creative, attraverso percorsi di formazione e l’utilizzo di strumenti di comunicazione digitale. È stata attivata una nuova piattaforma che consente di raccogliere, documentare e restituire il lavoro svolto da tutti i componenti. Il materiale raccolto è in parte inserito nel docufilm di Marco Da Re e costituisce una parte importante della costruzione dello scenario progettuale del workshop e può essere un innovativo strumento di divulgazione rivolto ai soggetti che si occupano di salute mentale (ASL TO5 e la rete sociosanitaria).

NUOVI PROGETTI PER IL 2021
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Nel 2021 arriverà a compimento il progetto ARIA Architettura e Riabilitazione, promosso in collaborazione con la Fondazione per l’architettura / Torino e l’ASL TO5. Acronimo di architettura e riabilitazione, ARIA si pone come obiettivo di ripensare gli ambienti del reparto psichiatrico dell’ Ospedale Santa Croce di Moncalieri (Asl To5), secondo i metodi della progettazione partecipata, interdisciplinare e inclusiva. Una missione da non sottovalutare se si considera che, purtroppo, molti dei luoghi di cura esistenti si basano ancora su marginalità e isolamento, due concetti che dovrebbero essere da tempo superati. Spiega Giulia Mezzalama: “A differenza di quanto avviene nella maggior parte dei progetti basati sull’umanizzazione degli spazi di cura, interveniamo non alla scala architettonica ma a quella dell’interior design. È un aspetto di solito sottovalutato, ma importantissimo nel restituire una sensazione di calore, di umanità”. Se uno spazio ben realizzato può contribuire al benessere dei pazienti, in fase di progettazione può addirittura diventare parte della terapia, valorizzando la creatività latente. Per questo il percorso ARIA vedrà pazienti, progettisti e professionisti sanitari lavorare fianco a fianco per l’umanizzazione degli spazi dell’Ospedale Santa Croce di Moncalieri

giornalista comunicazione ufficiostampa torino

Raffaella Ronchetta
Giornalista
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